Miele o zucchero a colazione? La scelta è facile, basta che sia eccelso

Quando si parla di prima colazione, in genere non ci facciamo mancare quell’apporto di “dolce” che un po diciamolo, ci regala un morale adatto ad iniziare bene la giornata.
La colazione si sa che viene considerato il pasto più importante della giornata, come non essere d’accordo?

C’è però da considerare che molti modi di fare colazione non si possono proprio definire salutari, ma scegliendo gli ingredienti adeguati si riesce ad avere il gusto, l’energia giusta anche avendo un occhio di riguardo per la nostra salute.

Lo zucchero bianco strausato nei prodotti che accompagnano la nostra colazione, latte, caffè e tè, ma anche dolci che mangiamo regolarmente, è composto principalmente da saccarosio, che in caso di abuso nella nostra dieta, può portare dei danni al nostro organismo.

In questo senso, sostituire lo zucchero con il miele è già un accorgimento importante. Intanto perché è fatto con fruttosio, meno dannoso per l’organismo e dolcificante naturale della frutta che consumiamo ogni giorno. Inoltre ha un valore di glicemia più basso.

C’è anche da sottolineare che il miele ci fornisce un sacco di benefici, fornendo vitamine, minerali e aminoacidi e antiossidanti, contribuendo a combattere i radicali liberi. Storicamente poi viene utilizzato per contrastare raffreddore ed influenza in maniera naturale.

In ultimo, ma aspetto non meno importante, essendo un derivato della digestione delle api permette una migliore assimilazione senza passaggi digestivi ulteriori.

Dopo aver descritto i motivi benefici per cui il miele deve essere scelto come sostituto dello zucchero nella nostra colazione, andiamo ora ad approfondire la conoscenza con una varietà di miele che in Italia ha il valore dell’oro: il Miele delle Api Nere Sicule.

Il Miele delle api nere di Sicilia è molto raro perché è molto difficile da produrre.

Viene prodotto ad inizio primavera, e in provincia di Caltanissetta e Agrigento se ne ottiene una varietà ancora più rara e delicata utilizzata nei prodotti di alta pasticceria.

Il miele d’ape nera sicula è un’eccellenza del territorio siciliano. Ricco di polifenoli e antiossidanti, e caratterizzato da un gusto che diventa leggermente amaro e sa di antico.

Si produce per estrazione a freddo, non alterando il suo stato quindi e mantenendo il sapore che lo contraddistingue senza variare.

Oltre alle caratteristiche del miele, non trascuriamo la varietà di ape che lo produce: l’ape nera siciliana.

La caratteristica del carattere calmo, che permette una raccolta del miele a mani nude, e la resistenza ai climi rigidi, permette al miele che viene raccolto di avere questi aspetti di unicità difficilmente ripetibili in altre varietà.

Non sono molti anche online i distributori di miele di ape nera siciliana o di prodotti che utilizzano tale miele come ingrediente principe, tra i diversi shop che si trovano possiamo annoverare TipicoSiciliano, che oltre al prezioso miele offre una gamma di prodotti tipici della tradizione dolciaria della Trinacria.

E voi, siete più legati alle varietà di zucchero, oppure amate il miele, decantato in tutte le sue declinazioni, benefiche, energetiche e di gusto?

Una risposta pensiamo di averla, quindi diciamo: Miele, purché sia eccelso però.

Maritozzo con la panna: La Tradizione della Colazione a Roma

maritozzo con la panna

Il maritozzo con la panna è la pasta della colazione Romana per eccellenza: parliamo di un sofficissimo panino di pasta brioche ripieno di panna montata. Con questo articolo voglio raccontarvi dove arriva la tradizione, dove mangiarlo a Roma e come prepararlo a casa

Il maritozzo con la panna e Roma

A Roma non è considerato un banale dolce con cui fare colazione ma una vera istituzione: il maritozzo con la panna è quella specialità che trovi  nelle  gran parte delle vetrine di pasticcerie e dei migliori bar della Capitale. Se siete romani o vi capita di passare per la Città Eterna non potete  non assaggiare  uno dei riti più golosi, soffici e ricchi che Roma offre: la colazione con maritozzo alla panna e cappuccino.

Come è fatto il maritozzo

Il maritozzo è un dolce panino lievitato, soffice, a volte aromatizzato all’arancia o arricchito con uvetta, e riempito fino a fuoriuscire di panna montata freschissima. Questo fragrante dolce tipico della cucina laziale può essere mangiato nei bar più popolari, fino alla periferia, già dall’alba fino   a notte inoltrata come premio di una serata di festa.
Il panino è di solito in pasta brioche ed è aperto in due, riempito con panna rigorosamente  freschissima, ben montata, non zuccherata e davvero abbondante: magiare un bel maritozzo vuol dire sporcarsi il naso di panna, quindi se avete paura di sporcarvi, non fa per voi.

La storia del maritozzo

Photo Credits https://www.thinkdonna.it/

Sembra che il maritozzo abbia una storia antichissima risalente già ai tempi dei romani,  quando era già consuetudine preparare panini arricchiti da uvette, con un impasto a base di farina, uova, burro e miele. Questo quindi sarebbe stato l’antenato della pasta brioche del maritozzo.

Il maritozzo nasce come una preparazione del popolo, tanto che sembra fosse il cibo dei braccianti.Addirittura nel rigidissimo  Medioevo il maritozzo diventa uno dei  pochi strappi alla regola possibili in Quaresima, tempo di digiuni e austerità. Tanto da assumere la denominazione di “santo maritozzo”.

Maritozzo: perché un nome tanto particolare ?
Sembra che nell’800 fosse un dono del fidanzato alla futura sposa, ripieno  di panna, ma anche di anello per la promessa; il fidanzato così passava dall’essere impegnato all’essere maritozzo, appunto.

Tanto amato questo dolce tipico da dedicargli delle poesie, a partire da Giacchino Belli fino ad arrivare a poeri contemporanei:

Me stai de fronte, lucido e ‘mbiancato, la panna te percorre tutto in mezzo, co ‘n sacco de saliva nella gola, te guardo ‘mbambolato e con amore. Me fai salì er colesterolo a mille, lo dice quell’assillo d’er dottore, ma te dirò, mio caro maritozzo, te mozzico, poi pago er giusto prezzo!
(Ignazio Sifone, Ode ar maritozzo, Garbatella, 1964).

Il maritozzo con la panna è amato e adorato ancora oggi tanto da dedicargli il maritozzo day, che si svolge oramai da 2 anni nei primi giorni di dicembre occasione in cui appassionati buongustai potranno fare un giro tra le pasticcerie storiche romane e non solo, per assaggiare creazioni tra classico le ricette più fantasiose. Una vera e propria “maratona del maritozzo”.

Ricetta del Maritozzo

Se invece volete provarlo a fare in casa ecco la ricetta:

  • 15 gr di lievito di birra fresco
  • PannaMontata
    120 gr di latte
    200 gr di farina manitoba
    200 gr di farina 00
    75 gr di zucchero
    80 gr di olio di semi
  • buccia grattugiata di un limone
    Per spennellare e farcire 1 tuorlo e 2 cucchiai di latte
    200 gr di panna fresca da montare
  • zucchero a velo q.b.

Iniziate scaldando un po il latte fino a renderlo tiepido, quindi sciogliete dentro il lievito con lo zucchero.

Mescolate le due farine, creando con queste una fontana sul tavolo, versate nel centro il latte con il lievito e lo zucchero, poi impastate aggiungendo l’olio, l’uovo, la buccia di limone grattugiata e l’aroma di limone.

Ora lavorate il tutto per almeno una decina di minuti, fino ad ottenere un panetto liscio.

Mettete la pasta a lievitare in una ciotola coperta con un canovaccio, possibilmente in un luogo caldo come ad esempio il forno spento con la luce accesa, per circa 90/120 minuti fino al raddoppio del suo volume.

Riprendete ora la pasta che è lievitata, dividetela in una decina di panetti.

Mettete i filoncini in una teglia con carta da forno, coprite con pellicola e mettete in forno spento con luce accesa a lievitare per 1 ora circa.

A questo punto riprendete i filoncini, lasciandoli direttamente nella teglia, spennellateli con il tuorlo ed il latte dopo averlo sbattuto con una forchetta. Infornate a 170° con forno statico per circa 15 minuti.

Toglieteli dal forno e fateli raffreddare e parallelamente montate la panna. Come i maritozzi saranno freddi tagliateli e farciteli con la panna, aggiungete una spolverata di zucchero a velo e i maritozzi saranno pronti per essere serviti.

Video Ricetta di Kitchen Brasita

Le Bombette Pugliesi, street Food Made in Salento

Nell’ultimo articolo abbiamo fatto riferimento al Salento, riferendoci ad un dolcetto della tradizione tipica leccese da consumare a colazione, il pasticciotto, in questo piccolo approfondimento rimaniamo in Salento per parlare di una specialità di punta dello street food salentino: Le Bombette Pugliesi.

Si tratta di un gustoso bocconcino di carne cotto alla brace, denominato bombetta proprio per il sapore esplosivo che trasmette. Un gusto unico, centrale nei giorni di festa, tradizione che da oltre sessant’anni si trasmette nella tradizione culinaria di quest’area della Puglia.

Le bombette sono involtini di carne di maiale ripieni di formaggio, Canestrato puglese o Podolico del Gargano, e conditi con sale e pepe. Come avvolgimento del formaggio in genere viene scelto il capocollo tagliato sottile, ma ci sono anche varianti che prevedono salsiccia, mortadella, pancetta, prosciutto, a seconda di quale gusto si ha.

La cottura fa il suo, perché la brace rende la carne morbida da gustare, trasmettendo l’esplosione di gusto proprio a “bomba”.

Come buon accompagnamento di questo gustoso spuntino, quale vino si avvicina meglio?

Rimanendo in terra salentina potremmo accostare alle bombette un altro simbolo della tradizione della provincia di Lecce: Il Primitivo del Salento. Un vino corposo altamente alcolico adatto a pennello per piatti così ricchi e saporiti.

Due virtuosi del panorama culinario leccese, Bombetta e Primitivo, un matrimonio annunciato. Il primitivo si sposa proprio con tutti i piatti elaborati della tradizione leccese.

Il Primitivo del Salento viene prodotto da vigneti coltivati con gli alberelli tradizionali pugliesi, e da uve selezionate da mastri vinificatori esperti e appassionati.

Un’altro vino che si sposa alla perfezione con le speciali bombette è il Negramaro.

Il Negroamaro ha un intenso colore rosso rubino-granato scuro, con riflessi quasi neri. Il suo profumo è intenso e fruttato, che richiama nettamente frutti piccoli a bacca nera, talvolta con leggeri sentori di tabacco. Il gusto è leggermente amarognolo ma pieno, asciutto e rotondo.

In passato era usuale usare il Negramaro per tagliare altri vini, ma successivamente i produttori salentini hanno cominciato a produrre questa varietà in purezza, ottenendo il successo che tutti conoscono.

Un’altra vasta selezione, oltre al Primitivo per il Negramaro, viene offerta e raccolta da Divinosfuso, che offre la sua gamma di vini in una forma particolare, il bag in box, un contenitore diverso dalla bottiglia di vino tradizionale, che elimina l’ossidazione in quanto il prodotto all’interno non prende aria, e il vino al suo interno risulta sempre pronto all’uso, anche per chi non consuma vino abitualmente ma solo talvolta.

Colazione Pugliese: cosa mangiare in Salento a Colazione

La colazione si sa è il Turbo che ti fa iniziare la giornata, il primo pasto e, per molte filosofie alimentari, il più importante.

In ogni zona dell’Italia c’è una colazione tipica, e anche se nella tradizione italiana che attraversa senza differenze tutta la penisola non si disdegna cornetto e cappuccino, i re della colazione italiana, ci sono realità consolidate localmente che mantengono la loro storicità.

E quando ci si trova in Salento, non si può non fare i conti a merenda e soprattutto a colazione con lo storico pasticciotto leccese.

Il pasticciotto è un dolce di pasta frolla tipico della regione salentina in Puglia, ripieno di crema pasticcera e cotto in forno.

Le sue origini risalgono al sedicesimo secolo, e sembra che sia stato per la prima volta preparato da mastri pasticceri romani.

Realizzato da pasticceri di natura religiosa, il pasticciotto è stato negli anni tramandato fino ad approdare nel Salento, dove all’inizio del novecento è stato venduto e proposto nella forma ovale che si conosce oggi.

Per ottenere la doratura classica, viene spennellato di albume d’uovo prima di essere infornato.

Come da tradizione deve essere consumato caldo, per permettere di gustarne la fragranza e il gusto pieno della crema calda.

La caratteristica del pasticciotto risiede proprio nella provenienza locale degli ingredienti usati per la sua preparazione.

E in Salento il pasticciotto è proprio il prodotto più consumato a colazione.

Alcune varianti del piccolo dolce salentino si hanno nella torta pasticciotto, di forma tonda, che varia ancora nel ripieno quando si parla di Pasticciotto Napoletano, con l’amarena in aggiunta al ripieno di crema classico.

Se si gira nelle pasticcerie salentine si può altresì trovare il pasticciotto con ripieno di marmellata e crema, cacao e crema gianduia, o crema e pezzi di cioccolato.

Del Pasticciotto classico c’è una variante fredda a base di pasta di mandorle e marmellata di mele cotogne, chiamata Fruttone.

Dopo essere nato a roma nel Cinquecento, il pasticciotto è arrivato in Puglia all’inizio del Settecento.

Una leggenda narra della nascita del pasticciotto a Galatina di Lecce nel 1745, creato dal pasticcere Ascalone in maniera improvvisata, perché gli ingredienti non bastavano per realizzare una torta.

Dal 1998 il pasticciotto è realmente stato riconosciuto dalla città di Lecce come dolce tipico e facente parte dei prodotti tipici della città.

NOTE

La base grassa per l’impasto del pasticciotto è strutto, e non si usa margarina o burro, come è proprio della tradizione dell’epoca di nascita dello stesso, perchè prodotto con gli ingredienti che si producevano in casa.

A chi non piace il re del Salento, può trovare in questa zona un’altro esponente che si può definire tipico per la colazione. Il Cornetto leccese, con una caratteristica di ripieno particolare, bigusto crema e cioccolato, o crema e crema gianduia.

Caffè e ricette: Carbonara di Zucchine con Caffè

E’ bene ricordare che il caffè è una spezia. Proponiamo questa ricetta per abbinare questo ingrediente a quelli della carbonara di zucchine, ossia uova, formaggio e zucchine, sostituendo al pepe il caffè.
A causa del suo sapore amaro abbiamo dovuto sostituire il guanciale con la pancetta dolce aggiungendo un filo d’olio extravergine per creare un sapore particolare che va verso l’agrodolce.

Piatto Primo Piatto

Cucina Romana

Preparazione 25 minuti

Cottura 15 minuti

Tempo totale 40 minuti

Porzioni 4 persone

Calorie x 100 gr. 650 kcal

Chef  Vincenzo Serino di www.ricetteromane.it

Ingredienti della carbonata di caffè

  • 300 grammi pasta (bucatini o spaghettoni)
  • polvere di caffè quanto basta
  • 400 grammi pecorino romano metà nella pasta, metà a tavola.
  • 7 tuorli d’uovo
  • 8 fiori di zucca, o zucchina per decorare
  • Sale: Quanto Basta
  • Olio EVO Quanto Basta
  • 200 grammi pancetta dolce
  • 8 zucchine tagliate sottili

Preparazione

Innanzitutto prepariamo gli ingredienti.

Tagliamo la pancetta a pezzetti non troppo piccoli. Poi grattugiamo il pecorino (o fatevelo grattugiare ma non compratelo già grattugiato; l’umidità altera il sapore).Infine tagliamo a fettine abbastanza piccoli le zucchine. Mettendo da parte i fiori se ci sono. Altrimenti comprate i fiori di zucca.

Separate i tuorli dall’albume e metteteli in una scodella con un poco di pecorino e mescolate insieme.

Ora siamo pronti. La accendiamo?

Accendete la fiamma e fate bollire l’acqua e poi buttate dentro la pasta.

In una padella mettete un filo d’olio extravergine, fategli prima alzare la temperatura e poi mettete a friggere assieme le zucchine ed i pezzetti di pancetta a fuoco vivo qualche minuto. Badate che se vedete uscire fumo dovete immediatamente abbassare la fiamma al minimo perché la temperatura sta diventando troppo alta.

Munitevi di un cucchiaio in legno altrimenti, sopratutto le zucchine, rischiano di bruciarsi.

Quando la pancetta sarà diventata croccante dovete spegnere il fuoco sotto la padella. Ponete quindi il contenuto della padella su carta assorbente per togliere l’olio in eccesso.

Passati 5 minuti prendete un cucchiaio, e poco per volta, aiutandovi con un miscelatore elettrico, mescolatela ai tuorli ed al pecorino romano. Se la crema è troppo liquida aggiungete pecorino romano; se è troppo solida, aggiungete acqua.

Tutto fatto. Scolate la pasta e, in una padella, mettete la pasta, la crema di pecorino romano. uova ed acqua di cottura, il guanciale con le zucchine, (cercando di non fare entrare troppo olio nella pasta), e mantecate il tutto.

Adesso potete finalmente dare una bella spolverata con polvere di caffè. Potete servire a tavola

Note

Se volete dare al vostro piatto un tocco in più. ai lati mettete i fiori di zucchina o di zucca. Potete mettere dentro un poco di parmigiano e metterli 5 minuti a 180 gradi in forno; ma sono buonissimi anche crudi come accompagnamento.

 

Caffè e mal di testa: legami e correlazioni

Il mal di testa da emicrania è un dolore forte, duro, a livello nucale.

L’International Headache  Society riconosce un’emicrania in base al numero di cicli di dolore: cinque episodi che durano dalle 4 alle 72 ore se non vengono contrastati.

Altri sintomi in particolare tra cui Nausea e vomito e sensibilità alla luce o al suono.

Ci sono due tipi di emicrania: L’emicrania con AURA ed emicrania Senza Aura. L’aura è un presintomo che causa diversi problemi correlati al dolore, che arriva alla fine dell’Aura.

La fase di aura può durare dai 15 minuti ad un’ora; raramente può comparire senza che si manifesti in seguito il mal di testa ed in questo caso si parla di “emicrania silenziosa”.

 

I Fattori che causano l’emicrania sono diversi e sono variabili da persona a persona, possiamo elencare:

cambiamenti climatici e atmosferici, poche ore di sonno, odori forti, stress, situazioni di forte emozione, sforzi fisici eccessivi, rumori forti, ipoglicemia, ansia e depressione, traumi cranici, uso eccessivo di alcool, ormoni e uso di farmaci.

In genere nelle donne la presenza e la manifestazione di emicrania è associata ai cambiamenti ormonali ed è vicina al periodo mestruale, o durante la gravidanza.

Ma, se il caffè in uso eccessivo è uno dei fattori scatenanti del mal di testa, come può la caffeina curare l’emicrania?

 

CAFFEINA ED EMICRANIA

A dispetto di quanto si pensi,  si trovano in commercio farmaci che contrastano l’emicrania contenenti caffeina.

La caffeina è il principale principio attivo contenuto nel caffè, dalla cui pianta viene estratta, simile alla teina presente nel tè, e la teobromina, presente nel cacao.

Ed appunto, oltre ad essere una sostanza nota che causa il mal di testa, è però una sostanza utile per la riduzione del dolore dell’emicrania.

La caffeina agisce come contrasto sui recettori che causano il dolore tipico del mal di testa, fungendo come vasocostrittore naturale.

Di contro, l’astinenza dal consumo abituale di caffeina determina l’effetto contrario, e cioè una vasodilatazione che scatena il mal di testa.

Nei farmaci che combinano la caffeina con il paracetamolo o l’acido acetilsalicilico, l’effetto analgesico che contrasta i fenomeni di mal di testa sale del quaranta percento. Questo effetto supera di molto l’efficacia dell’ibuprofene nel contrastare il mal di testa.

Nonostante la caffeina dimostri questo valore analgesico combinata con farmaci, non si può dire che sia un rimedio anti emicrania.

Infatti da studi effettuati di recente, chi soffre di mal di testa dovrebbe ridurre il consumo di caffè a 400 milligrammi al giorno.

Inoltre ci sono determinati stati, come la gravidanza e l’allattamento in cui la caffeina non può essere assunta. Perciò non si può considerare un trattamento efficace contro il mal di testa.

 

Come scegliere una buona macchina per caffè

La pausa caffè è un rito per noi italiani: mattina, break di metà mattina o metà pomeriggio. Se fai parte di un’azienda e desideri creare un’area dedicata, ecco alcuni consigli per orientarti nella scelta

 

Il momento del caffè, a metà mattinata o nel pomeriggio per spezzare l’orario di lavoro, è un momento ritenuto da molti irrinunciabile.

Ecco perché negli ambienti di lavoro è spesso previsto un corner dove poter appagare la propria voglia di caffeina; qualora questo non fosse presente, possiamo scommettere che al momento della pausa saranno in molti a raggiungere il bar situato dall’altra parte della strada (i dati sono inequivocabili, come afferma questo articolo, sono ancora moltissimi gli italiani che amano andare al bar anche per un semplice caffè o per la classica colazione).

 

Nello scrivere questo articolo abbiamo pensato non tanto ai consumatori del caffè, ma ai dispensatori di caffè: come si sceglie una buona macchina del caffè per un ufficio o punto vendita?

 

Le principali tipologie di macchine per caffè

Una prima scelta da fare riguarda la modalità di inserimento del caffè: caffè in polvere, cialde o capsule?

Vediamo in breve pro e contro di queste tre differenti modalità di carico del caffè.

 

Caffè in polvere

Se scegli una macchinetta di questo tipo, la prima cosa di cui tenere conto è che per prepararne uno si avrà bisogno di maggiore tempo e forse per un ambiente lavorativo dove la pausa deve comunque essere abbastanza sbrigativa, non è la cosa ottimale.

Dall’altro lato sicuramente la qualità del caffè che si andrà a bere è la migliore tra le tre. I gesti da fare riproducono quelli da bar: prendere il caffè in polvere, metterlo nel filtro, pressarlo e poi agganciarlo al corpo della macchinetta. La qualità della miscela che si sceglierà sarà l’altro dettaglio di cui tener conto assolutamente.
Come scelta per l’ufficio, questa è la più complicata e quindi la meno consigliabile.

 

Caffè in cialde di carta

La gestualità è molto simile alla precedente, con la differenza che stavolta non si caricherà il caffè in polvere, ma si useranno cialde già belle e pronte: un risparmio di tempo ed anche di pulizia e dato che l’ambiente dell’ufficio è condiviso, sicuramente una scelta più indicata.

 

Caffè in capsule

Questa oggi è la modalità più diffusa in assoluto, anche se chi è particolarmente attento all’ambiente come politica aziendale potrebbe un po’ storcere il naso ed optare per la soluzione precedente: riciclare le capsule è piuttosto difficile.  Dall’altro lato però, rispetto alle cialde in carta, la qualità della miscela utilizzata nelle capsule è mediamente migliore e quindi garantisce un caffè più buono, con una massima semplicità: se l’aggancio del supporto non sempre è agevole nel caso delle cialde, con la capsula basta davvero un gesto ed il caffè è buono e bell’e pronto.

 

Comodato d’uso: qualità prezzo al top

Se ti stai orientando alla scelta in capsule, valuta la scelta del comodato d’uso: ti permette di pagare solo le cialde, senza dover acquistare la macchinetta. Ed oltretutto l’azienda che propone il comodato d’uso ti cambierà spesso la macchinetta per darti sempre il modello aggiornato…non male davvero!

 

Cerchi un’ azienda che offra questo servizio? In Italia il mercato sembra recepire questo tipo di richiesta, difatti nel nostro giro di consultazioni ci sono stati fatti vari nomi che rispondono a quanto cercavamo; in particolar modo ci ha colpito la proposta di una ditta della zona di Piacenza, ossia Eurocoffee srl, che opera principalmente sul territorio emiliano e lombardo e da molti anni ha compreso l’importanza di garantire alla clientela anche questa possibilità di noleggio della macchina per caffè, in modo da non obbligare all’acquisto definitivo.

 

Nel momento in cui ci si accorda per una di queste macchine si può anche stringere un accordo con la ditta stessa per vedersi garantiti alcuni importanti servizi aggiuntivi, come ad esempio l’installazione del macchinario stesso, ma soprattutto il servizio di ricarica qualora fosse necessario e l’importante manutenzione che periodicamente è necessaria e a volte si richiede per un guasto o malfunzionamento.

Ricordiamo, infine, che nel momento in cui ci si rivolge ad una ditta specializzata per l’acquisto o noleggio di una di queste macchine, ci si può far consigliare anche sulle miscele o sulle capsule più adatte da proporre alla propria clientela.

 

Come preparare caffè con la moka: mini guida

Come preparare un buon caffé con la moka? Noi italiani impariamo a fare il caffè ancor prima che a camminare ma sappiamo davvero farlo bene o lo facciamo e basta? Sembra facile, in fondo si tratta solo di mettere acqua e caffè in polvere in una macchinetta, accendere il fuoco e aspettare che esca la calda bevanda da mettere in una tazzina.

Ma spesso il risultato desiderato non arriva: il caffè è troppo forte e non si riesce a berlo, altre volte è acqua calda colorata con un leggero retrogusto, altre ancora riusciamo addirittura a bruciarlo… e allora come facciamo a fare un buon caffè?

Iniziamo dicendo che una buona moka gioca un ruolo fondamentale per fare il caffè infatti più la caffettiera lavora più buono sarà il gusto della bevanda. Facciamo però attenzione all’usura della guarnizione, è importante cambiarla appena necessario!

E’ importante saper scegliere una moka di qualità, se volete approfondire e fare la scelta giusta ad esempio, Icedreams ci offre una gamma molto vasta di Caffettiere Moka. Un’altra lista è presente su Regogoo.

Se si acquista una nuova moka invece è buona norma fargli fare 4/5 caffè a vuoto e lasciarli lì per qualche ora, per far si che la macchinetta perda l’odore di metallico.

A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco. (Erri De Luca)

Vediamo ora come preparare un buon caffè con la moka:

Aggiungiamo l’acqua nella caldaia fino alla valvola, prestando ben attenzione a non superarla, successivamente inserire il filtro e riempirlo bene fino all’orlo ma non pressiamolo per aggiungere altro caffè altrimenti il risultato sarà una bevanda troppo forte. Infine avvitare bene la moka e metterla su fuoco medio-lento. Appena sentirete il dolce borbottio del caffè che sale chiudete la fiamma.

Mescoliamo con un cucchiaino e versiamo il caffè in una tazzina di ceramica o vetro e aggiungete lo zucchero a vostro piacimento, se ne volete e godetevi un buon caffè.

Attenzione la conservazione del caffè è un punto spesso trascurato. I nemici principali sono lla uce, aria e l’ umidità per cui consigliamo di riporlo in barattoli di acciaio, ceramica o vetro magari con la chiusura ermetica che lo tiene al sicuro al 100%.

Per ultimo vogliamo sfatare un mito: non esiste una regola precisa su dove tenere il caffè, se in frigo o in dispens, infatti il risultato del prodotto finale non cambia.

Buon Caffé!

Come fare il Caffè Americano

Il caffè americano è una bevanda molto diffusa nei paesi esteri che è presente anche in Italia perché è apprezzato dagli appassionati di oltre penisola, e da chi viaggia molto per lavoro, e per la filosofia “aziendale” e l’alone di fascino che lo avvolge.

Nei bar italiani il caffè filtro o caffè all’americana stenta, nel senso che difficilmente troverete un caffè all’americana richiedendo al bar. Anche se i bar più gettonati, nelle grandi città offrono questa preparazione.

Nei supermercati a marchio internazionale forniti(Auchan, Carrefour, Coop, Conad) è sempre più diffusa la vendita di miscele base per la preparazione a casa di questo tipo di caffè.

La preparazione da bar del caffè all’americana è abbastanza semplice, molto simile all’infusione del tè, e necessita di una miscela adatta ad essere infusa, e di una macchina apposita, diversa da quella per il caffè espresso.

Infatti c’è differenza di base proprio delle miscele di caffè adatte per l’espresso e quelle distribuite per realizzare il caffè filtro(filter coffee). La miscela più adatta a realizzare il caffè americano è senza dubbio la arabica, molto aromatica e profumata, e quindi molto predisposta ad essere usata per infusione.

La tostatura inoltre è meno profonda, che permette di non far accentuare il classico sapore amaro del caffè, esaltandone invece le tonalità di gusto aromatiche caratteristiche della miscela, tralasciando quindi gli aspetti caratteristici del caffè espresso come cremosità, robustezza e corpo.

La macinatura anche in questo caso risulta più grande, e meno miniaturizzata rispetto alla miscela per espresso.

 

Non c’è niente di meglio di una tazza di caffè per stimolare il cervello.(Sherlock Holmes)

Come preparare il caffè all’americana?

Il caffè americano viene conservato in genere in una brocca collegata alla macchina che lo realizza, una macchina costosa e molto ingombrante, ed è diffusissimo negli hotel, ma le macchine per il caffè filtro sono in fase di espansione anche in catene di elettronica a costi relativamente abbordabili, con bolla contenitore che contiene circa 15/20 tazze al giorno.

I passi da seguire per preparare il caffè all’americana:

  1. Riempire la caraffa di acqua calda, e riscaldarla
  2. Calcolare un cucchiaio pieno di caffè per due tazze d’acqua da 150 ml l’una.
  3. Mettere l’acqua nella macchina ed estrarre
  4. Conservare il caffè caldo in un thermos o contenitore termico
  5. Evitare di lasciare il caffè sulla brocca in vetro appoggiata sulla fonte di calore, perchè altrimenti il caffè filtro assume un sapore di bruciato non piacevole.

Caffè americano, altri metodi

Un metodo alternativo di preparazione del caffè americano utilizza la diluizione del caffè espresso, rispetto alla percolazione utilizzata tradizionalmente nella preparazione statunitense.

Si prepara il caffè espresso come un normale espresso con macchina casalinga.

Una volta pronto il caffè espresso come base, si fa bollire l’acqua, meglio se filtrata dalle impurità naturali in modo di ottenere un sapore di caffè più netto.

Per far bollire l’acqua si può usare un bollitore tradizionale, o un pentolino da fornello normale.

Quando l’acqua bollente è pronta, si versa il caffè espresso precedentemente preparato nella tazza di acqua. Meglio in questo modo anziché l’inverso, che distruggerebbe la consistenza cremosa del caffè espresso. A questo punto servire immediatamente.

A seconda dei gusti, si può aggiungere del latte condensato o della panna a piacimento.

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Quanto dura l’effetto della caffeina?

La caffeina è una sostanza eccitante contenuto principalmente nel caffè. Viene assunta nel caffè appunto ma anche in altre bevande derivate, come ad esempio la Coca Cola e gli Energy Drink, come alleato per alzare il livello di concentrazione, e rimanere vigili ed aumentare i riflessi.

E’ una sostanza ad azione rapida e molti ne beneficiano, ma il tempo di azione e permanenza varia da persona a persona da organismo a organismo, ed ogni metabolismo assimila in un modo o in un altro. Una volta che il corpo ha assimilato la sostanza, l’effetto scompare, proprio come il fenomeno della digestione.

La emivita della caffeina è stimata in circa 5 ore. In un caffè espresso ci sono in genere 7 grammi di caffè, e quindi 40 mg di caffeina più o meno. L’effetto di assimilazione avviene dai 15 ai 45 minuti e nell’arco di cinque ore restano poche tracce degli effetti.

Per gli studiosi, la quantità massima di caffè consigliata tollerabile dall’organismo è di cinque al giorno, mentre nel caso in cui consumassimo una media di tre caffè al giorno sembra che siano addirittura più gli effetti generici che quelli collaterali.

Tra le marche di caffè maggiormente commercializzate nel nostro paese possiamo ricordare Lavazza, Illy, Caffè Borbone, Kimbo e Segafredo Zanetti

Infatti diversi studi effettuati sull’argomento portano alla conclusione che chi consuma 3 caffè al giorno ha una vita mediamente più lunga rispetto a chi non ne consuma affatto.

La caffeina non contrasta la sonnolenza, bensì aumenta la velocità di scambio tra il cervello ed il nostro corpo, elevando la soglia di attenzione. Inoltre aumenta la pressione sanguigna, intervenendo sul sistema circolatorio. Questo effetto sulla pressione avviene però solo ai consumatori sporadici, mentre per i consumatori abituali non avviene proprio per l’abitudine del corpo ad assumere la bevanda.

più caffeina viene consumata, più forte è l’effetto stimolante. Blocca il neurotrasmettitore chiamato adenosina, che è un depressivo del sistema nervoso centrale con effetto calmante e rallentatore sul cervello. Quando l’adenosina viene bloccata, le ghiandole surrenali iniziano a secernere l’adrenalina, sostanza chimica associata alla risposta del “combattimento o fuga” del corpo. La risposta che si ha è un aumento della frequenza cardiaca; della temperatura corporea; della pressione sanguigna e dei livelli di zucchero nel sangue.

In chi fuma l’emivita della caffeina nel sangue è solo di tre ore; questo potrebbe spiegare perché i fumatori pesanti sono spesso anche forti bevitori di caffè.

In caso di fumatori abituali la durata della caffeina del sangue è di circa 3 ore, questo spiega il fatto per cui i fumatori accaniti sono anche grandi consumatori abituali di caffè.

Caffeina: effetti collaterali

Nel caso di consumo elevato di caffeina, si raccomanda di ridurre gradualmente e non in blocco il consumo, per evitare il fenomeno dell’astinenza.

Dosi elevate di caffeina possono influenzare il sonno e l’attenzione e la concentrazione. Inoltre smettendo di assumere caffeina, in genere entro 12/24 ore subentrano effetti collaterali come mal di testa, stitichezza e fenomeni di irritabilità.