Saccottino del Mulino Bianco: dalla Francia all’Italia (e ritorno)

Francia, Parigi, baguette, champagne e croissant. E con questo la conoscenza del francese dell’Italiano medio è praticamente esaurita. Ci sono però milioni di italiani che ogni anno prendono un aereo e volano in Francia, per coronare almeno una volta nella vita il sogno di guardare una Tour Eiffel che non compaia striminzita in una foto di Instagram.

 

E naturalmente è peccato mortale per un certo tipo di turismo arrivare a Parigi, mettere un paio di filtri sulla Tour Eiffel e almeno uno su L’Arc De Triomphe e non fare nemmeno una fotografia a baguette, champagne, croissant e a tutto il burroso arsenale della pasticceria francese. E la nostra storia comincia proprio qui, tra un croissant e un latte caldo, con il pain au chocolat.

Pain Au Chocolat ovvero, il Saccottino

Al principio non ci si pensa. E’ ora di colazione, si ha una gran fame e davanti ai nostri occhi è allineato un numero imprecisato di paste dal nome vagamente impronunciabile tra cui è necessario scegliere. Quale viene meglio in foto? Il croissant è così scontato! Proviamo con quel rotolo di pasta sfoglia dalle piccole striature scure. E’ gonfio, un po’ sbilenco, sa di burro ma promette un cuore di cioccolato fondente capace di tentare chiunque ami il contrasto pungente dell’amaro con la dolcezza voluttuosa e tiepida del burro.

 

E’ fatta: pain au chocolat con latte tiepido.

Quando il cameriere arriva al tavolino, è un momento sacro, come dice qualcuno: bisogna osservare il rito che sancisce l’appartenenza alla nuova comunità dei viaggiatori, coloro che prima di mangiare fotografano il cibo del paese in cui si trovano per dire “ecco, guardate, sono davvero a Parigi!”

 

Trovata l’angolazione e la luce perfetta, scattata la foto e lanciata nell’etere, finalmente arriva il momento di mettere via il telefono e godersi finalmente il primo morso di una colazione meritatissima, nella speranza che nel frattempo il latte non si sia freddato.

 

Ed è lì che avviene il miracolo: ore di attese, check in e aereo per arrivare appena sotto la Tour Eiffel vengono annullate in un solo morso che fa tornare bambini e fa tornare in Italia in un istante. C’è qualcosa di terribilmente differente trent’anni fa (anche qualcuno di più) ma che torna, preciso e chiaro come sanno essere solo i ricordi d’infanzia, quando si morde il pain au chocolat e ci si beve sopra un sorso di latte tiepido. Il Saccottino!

La colazione con il Saccottino

La consistenza non era esattamente come quella del pain au chocolat: il Saccottino del Mulino Bianco era più morbido, più disposto a lasciarsi inzuppare nel latte, più facile da addentare senza fare briciole, buonissimo. I ragazzini si dividevano in due tifoserie: i fedelissimi della marmellata all’albicocca non amavano particolarmente il gusto un po’ intenso della crema al cioccolato, mentre i fanatici del cioccolato si sentivano un po’ adulti a preferire qualcosa che fosse meno dolce della marmellata.

 

Anche nello zainetto, quando se ne rubava uno dalla scatola per portarlo a scuola e mangiarlo nell’intervallo, il Saccottino dava il meglio di sé: nessuna briciola, nessun cedimento, nessuna crema impiastricciata un po’ dovunque. Emergeva tra quaderni e astucci con il piglio del vincitore: forse un po’ ammaccato ma morbido e buono esattamente come alla mattina.

Le vecchie pubblicità Mulino Bianco

Da lì a tornare con la memoria alle storie del Piccolo Mugnaio Bianco è un attimo: le pubblicità a cartoni animati che avevano come protagonista questo testardo omino con il naso a patata e una campanella attaccata al cappello da chef, hanno fatto la storia di un certo periodo della televisione, quello in cui Carosello era passato da un pezzo ma ancora c’era l’impegno di raccontare piccole storie che erano opere d’arte. La Barilla è stata assolutamente geniale in questo, diventando un punto di riferimento per una certa narrazione commerciale.

 

Trovare sulla rete quelle vecchie pubblicità ormai è semplicissimo: mantengono inalterato, almeno per chi le guardava con gli occhi di un bambino, tutto il fascino tranquillizzante e poetico di brevissime favole. Con il senno di poi le avventure del Piccolo Mugnaio, costantemente e inutilmente impegnato a farsi notare dalla bella e bionda Clementina, sono state profetiche: quante volte nella vita da adulti i bambini che guardavano le vecchie pubblicità si sono ritrovati a dare caparbiamente il meglio di sé pur di essere notati dalla persona per cui avevano una cotta?

 

Siamo stati tutti un po’ Mugnaio Bianco almeno una volta nella vita, e mentre il ricordo scoppia come una bolla e anche il pan au chocolat è irrimediabilmente finito, non rimane che prendere nota mentalmente di comprare una confezione di Saccottini non appena tornati a casa, giusto per ricordare che ci sono alcune cose buone e per fortuna – almeno quelle – non cambiano mai.

Colazione Italiana: I dolci tempi del tegolino del Mulino Bianco

Ecco. Sono le 7 del mattino. La luce entra lieve dalla finestra, che ricoperta dalla tenda bluastra di camera mia, fa un po’ un effetto strano. Ancora devo aprire gli occhi, ma il mio risveglio è già iniziato. E’ estate ed io sono venuto in campagna a trovare i miei nonni. Hanno un casa bellissima in Toscana, la tipica abitazione immersa nel verde sgargiante, di quella campagna speciale.

La Toscana è una terra che conosco bene, ci ho passato tutte le mie estati, fino all’età di 16 anni, quando i miei nonni purtroppo sono venuti a mancare. Ho amato ogni singola estate in quella casa, contornata da alberi e prati sconfinati, pieni di colori, regalati dai bellissimi fiori che, sovrani, attraggono gli occhi di chi li osserva.

Il caldo del mio letto, e la morbidezza della trapunta, fatta a posta per me da mia nonna, mi fanno a malapena percepire il primo fresco della giornata. Stiro i miei piedini, che faticano ad arrivare al bordo del letto, e lentamente anche tutti gli altri miei sensi si risvegliano.

Mi accorgo di essere rimasto nella stessa posizione per tutta la notte, come mi accadeva, solo quando ero davvero stanco e cadevo in un sonno profondo.

La colazione di una volta

Il rumore del borbottio della caffettiera, che di lì a poco avrebbe fatto nascere il primo caffè della giornata, e del nonno, che con il suo passo deciso ma silenzioso si avvicina alla nonna, con la bottiglia di vetro bianca, piena fino all’orlo del latte appena munto, mi fanno svegliare del tutto. Ma ancora non apro gli occhi.

Capisco che si avvicina alla nonna, perché i suoi passi diventano più frettolosi quando la vede e terminano bruscamente, quando la raggiunge. Di solito il tutto è contornato da un bacio, il cui rumore è quasi impercettibile: “shhh…che lo svegli”.
Poi lo schiocco. Un bacio pieno di amore e passione, ma di quelli delicati e rispettosi. I miei nonni si amavano molto, lo ricordo bene.

Stendo le braccia e inizio delicatamente ad aprire gli occhi. Subito, il mio pensiero va alla colazione. Ogni mattina, quando mi alzavo, mia nonna mi faceva trovare una bellissima tavola imbandita, piena delle merendine che più desideravo e che mia madre non voleva mai comprarmi quando eravamo a Roma.

Sento il fruscio delle carte che si rompono, e immagino il mio tegolino che mi aspetta lì pronto sul tovagliolo, fatto a mano da mia nonna, nel cesto di vimini delle delizie.

Lo chiamava così mia nonna: “…Matteo prendi il cesto delle delizie, che la nonna ti vizia un po’”.
Ogni volta che me lo diceva, abbozzava un sorriso e mi faceva una carezza, poi un po’ pentita di infrangere le regole della mia mamma, affermava che non dovevo assolutamente prendere l’abitudine a disubbidirle.

Mia madre non mi ha mai viziato. Mi ha sempre cresciuto dandomi il giusto valore della vita e delle cose. I miei nonni, invece, adoravano regalarmi tutto ciò che i miei genitori non volevano io avessi. Lo facevano perché dicevano, che questo era il loro ruolo e ne andavano fieri. Mi dovevano viziare.

Quell’estate era un po’ speciale. Fu l’estate dell’incontro con Giulia. Avevo 12 anni. Giulia era la nipote dei nostri vicini di casa. Dopo 20 anni da quell’estate sarebbe diventata mia moglie, ma ancora non lo sapevo a 12 anni. Pensavo al cesto delle delizie e a giocare all’aria aperta tutto il giorno. Giulia era solita raggiungermi il pomeriggio, e trascorrere con me tutto il tempo. Giocavamo a nasconderci e coccolare gli animali della fattoria.

Ecco. Ora il profumo del caffè è entrato nella mia stanza ed io ho gli occhi aperti già da un po’. Mi alzo di colpo. Sono felice, è una bella giornata e oggi andrò con il nonno in città. Ha promesso che nel tragitto mi farà fare qualche lezione di guida. Non vedo l’ora. Ma prima la colazione.

Esco dal mio lettone, e corro in cucina. I miei nonni sono lì. Mi danno il buongiorno ed io come sempre li abbraccio. Sono felice. Poi, dò uno sguardo alla tavola. Vedo il cesto delle delizie pieno di dolci per la merenda mattutina: brioche del mulino bianco, il soldino del mulino bianco, le crostatine alla frutta, il trancino e i saccottini.

All’improvviso realizzo. Siamo a fine Agosto e le vacanze sono finite. Il cesto delle delizie pieno, è il solito regalo che la nonna mi prepara per il viaggio di ritorno. Mi giro verso di lei e le chiedo come mai mi avesse preparato il cesto in anticipo.

Sarei dovuto partire la mattina dopo. Volevano che andassi via prima?

Una risata divertita scatta da parte di entrambi. Io sorpreso, resto in silenzio fino a che l’allegra commedia di presa in giro dei miei nonni, non si trasforma in un abbraccio di gruppo.

“Matteo…tesoro…hai dimenticato che tra mezz’ora arrivano Papà e Mamma? Sono partiti presto, a posta per passare tutta la giornata con te. Faremo colazione tutti insieme…oh amore, noi che ti mandiamo via prima … ahahha”

“Scusa nonna, avevo dimenticato. Che bello e vi hanno telefonato, sono in arrivo?”.

“Sì Matteo. Aiutami a preparare il resto per la colazione”.

Scalzo e in pigiama aiuto mia nonna a preparare la tavola. Mio nonno nel frattempo, gusta il primo caffè della giornata, e amorevolmente guarda la nonna. Poi si alza e mette su un po’ di musica.

Inizia il nostro rituale, cominciamo a cantare e ballare.

Il cesto delle delizie

La tavola è pronta. C’è il cesto delle delizie, una brocca con la spremuta d’arancia fresca, i cereali, lo yogurt, la frutta che con i suoi colori dà un tocco di estate alla tavola, e la bottiglia di latte al centro della tavola con la grande caffettiera al suo fianco.

Tutto è pronto per la colazione.

Bussano alla porta. Corro ad aprire. Sono i miei genitori.

Ma questo, purtroppo, è solo un ricordo. Un magnifico ricordo di quando ero bambino. Volevo rimembrare quella mattinata, e quella giornata.

Venne anche Giulia con noi in città e fu la prima volta che ci scambiammo un tenero bacio sulla guancia.

Ora apro gli occhi e trovo lei, e la tradizione della colazione è ancora quella, sebbene il mio tegolino, la mia merenda preferita, non sia più in produzione. Ci penso sempre a quelle estati e al cesto delle delizie, pieno di ottime merendine del Mulino Bianco.

Basta un attimo, e il morso dei saccottini mi riporta a quel tempo, quando tutto era ancora in divenire.