L’odore di burro caldo.
Che pervade la cucina, la sala dove fai colazione, la veranda della nonna o della zia.
È il primo pensiero che mi viene in testa.
Il secondo è il calore del forno semi socchiuso per vedere se è pronta, … ” sì ma è pronta?”… “No! Dobbiamo aspettare che si freddi!… aspetta, metti giù le mani… ti fa male alla pancia!!! Non ci provare!…”
Era quello che mi sentivo ripetere (e che mi sento tutt’ora ripetere) quando sentendo quel dolce odore caldo andavo( e vado) verso il forno con fare curioso e in parte goloso e affamato, scottanti le mani per provare a toccarla.
Ma è più forte di me. Non posso fare a meno di assaggiarla. Anche calda, anche se la migliore croccantezza della pasta frolla si ottiene quando come diceva mia nonna “si deve freddare”.
È una tradizione soprattutto nostra, di un’Italia fatta di uova fresche, di zucchero, di marmellata fatta in casa, e di cose buone preparate dalle nostre nonne e nostre zie, perchè così mangi qualcosa di fresco, naturale “non le solite merendine…”.
Ed è un’esperienza che provo ogni volta, come da bambino, al primo morso, il ricordo di quel profumo mi accompagna sempre quando assaggio una buona fetta di crostata.
La Crostata è una preparazione che viene cotta in forno nell’apposito stampo, di solito di forma rotonda, costituita da una crosta di pasta, generalmente frolla, che viene ricoperta prima o dopo la cottura con marmellata, frutta, crema o altri ingredienti.
Sembra che una preparazione simile a base di pasta frolla fosse già conosciuta a Venezia, dopo l’anno mille, quando si cominciò ad utilizzare lo zucchero importato dall’Oriente. Probabilmente la prima ricetta codificata risale al XIV sec. inserita da Taillevent nel suo manoscritto Le Viandier. In seguito lo Scappi e lo Stefani, non dimenticarono di consigliarne altre.
Di Seguito vediamo la ricetta della base della crostata, la pasta frolla, descritta dal maestro Iginio Massari
E a te? Come ti piace la Crostata?